Purtroppo in giro ci sono pizzerie che usano dei cartoni della pizza che potrebbero rivelarsi tossici. Come riconoscere quelli potenzialmente dannosi? Ecco i dettagli da tenere d’occhio.
In un paese come il nostro, consumatore per eccellenza di pizze, saper distinguere un cartone potenzialmente dannoso è necessario. Siamo soliti mangiare pizze fuori o a casa e il domicilio prevende questo tipo di involucro per la pizza. A quanto pare però non c’è sempre da fidarsi. Oggi proveremo a darvi delle dritte su come capire quando un cartone non è conforme ai requisiti di legge.
La sera, quando proprio non ci va di metterci ai fornelli, una pizza d’asporto sembra la soluzione ideale. È doveroso però guardare bene i cartoni della pizza che usa la pizzeria prima di mangiarla. Alcune pizzerie, infatti, adotterebbero cartoni potenzialmente pericolosi.
Nel 2019 la rivista il Salvagente, rivelò in molti cartoni la presenza di bisfenolo. Anni prima però, nel 2007, l’università di Milano aveva messo in luce l’alto contenuto di ftalati nella maggior parte dei campioni analizzati. Non è una cosa da prendere sottogamba se si considera che sono sostanze pericolose, in grado di alterare l’equilibrio ormonale e quindi di avere nefaste conseguenze sulla crescita e sul comportamento.
Secondo il biologo Luciano Atzori, il problema di questi involucri è che entrano a diretto contatto con gli alimenti. Secondo le normative vigenti, il cartone per la pizza deve essere interamente di cellulosa vergine.
Quello riciclato, è accettato solo per gli alimenti secchi e solidi. Questo, fondamentalmente, perché nella cellulosa riciclata possono essere presenti delle sostanze chimiche tossiche come gli interferenti endocrini. Il fatto che abbia tanti grassi e una temperatura molto alta non consente di trovare al settore un valido sostituto. La migrazione chimica c’è ed è inevitabile ma la quantità rilasciata è comunque per fortuna decisamente bassa.
Potrebbero però diventare un serio problema, nel tempo: con un’esposizione più prolungata a queste sostanze si rischia grosso. Purtroppo, quotidianamente, non solo con questi cartoni, siamo esposti agli interferenti endocrini. Sono presente in alcuni abiti, nelle casa, in particolari alimenti, praticamente ci circondano. Raggiungere il limite è facile. La UE ha cercato con diversi regolamenti di limitare l’esposizione a queste sostanze.
Capire quali contenitori possono essere dannosi non è semplice. Ci sono però dei dettagli che possono rivelarci tanto. Il colore della confezione purtroppo non aiuta. Di certo quelli di qualità migliore sono bianchi e vengono creati con cellulosa scandinava riportando la sigla V, “vergine”. Anche quelli riciclati possono apparire bianchi se sbiancati.
Il cartone fatto con carta Kraft (sigla K) e che ha un colore tendente al beige, è di qualità un pochino inferiore ma è comunque buono basta che riporti la scritta ‘per alimenti’ o la sigla corrispondente (bicchiere e forchettina)”. Ancora meglio se compare la scritta “a norma di…”.
Una minor migrazione di queste sostanze, si può ottenere attraverso alcuni accorgimenti: i cartoni dovrebbero avere sempre fori laterali per ridurre l’umidità. Inoltre, non bisognerebbe mangiare la pizza all’interno del cartone: è un contenitore temporaneo, si rischia di danneggiarlo provocando la fuoriuscita di sostanze tossiche. In alcuni casi, potremmo anche ingurgitarne qualche pezzetto per sbaglio.
Dopo aver gustato una buona pizza ricordiamo sempre e comunque che il cartone va smaltito in modo speciale: la parte superiore nella carta e quella inferiore nell’indifferenziato, ovviamente dopo averlo pulito da eventuali residui alimentari.