La carne di tartaruga è consumata in diverse parti del mondo, mentre in altre, invece, tale pietanza è totalmente vietata: scopriamo dove.
La carne di tartaruga è ancora consumata in diverse parti del mondo, nonostante vi siano varie restrizioni in alcuni Paesi europei, tra cui possiamo annoverare anche l’Italia. Di solito, tale tipologia di carne è servita come consommé nei ristoranti di lusso di Viareggio, anche se questa pietanza genera una serie di preoccupazioni su diversi punti di vista. Scopriamo, dunque, insieme i luoghi in cui il consumo di carne di tartatura è permesso e dove, invece, è vietato e per quali ragioni.
Carne di tartaruga, una specialità che divide
La carne di tartaruga è consumata in diverse parti del mondo, anche se – spesso – provoca reazioni contrastanti e controversie.
Varie nazioni, tra le quali possiamo annoverare la Cina, il Vietnam, Singapore e gli Stati Uniti, nonché alcune aree dell’America Centrale, Africa ed Oceania, permettono il consumo di carne di tartaruga, un tempo apprezzata in Europa e anche in Italia. La diffusione del consommé di tartaruga, famoso a Viareggio tra il XIX e il XX secolo, sottolinea quanto sia antico l’utilizzo di questo particolare piatto all’interno della cucina italiana.
Le tartarughe, appartenenti all’ordine dei Testudines, fanno parte sia di specie marine che terrestri. Le specie più consumate sono quelle marine o d’acqua dolce, tra le quali ci sono la tartaruga embricata e la tartaruga verde, ma – in alcune culture – anche le tartarughe terrestri sono molto apprezzate.
L’Asia è il principale consumatore di tale carne, in particolare in Paesi come la Cina, il Giappone e il Vietnam ma anche da varie società in Africa, Oceania e delle Americhe.
Quali sono le modalità di cottura di questa carne
Il metodo di preparazione della tartaruga può variare. Si preparano, ad esempio, zuppe e brodi in in Asia, mentre si mangia alla griglia nel Sud degli Stati Uniti e in Messico. C’è anche la variante al curry in Sri Lanka, Malesia e parti dell’India, così come in alcune regioni dell’Africa e del Centro America.
Nonostante il consumo documentato anche in Europa, oggi l‘Unione Europea, seguendo la Convenzione di Berna del 1979, vieta la cattura, l’uccisione e il commercio di tartarughe marine: delle eccezioni ci sono solo a Cipro e Malta.
Tali restrizioni sono legate alla tutela e alla conservazione delle specie a rischio nonché all’importanza ecologica delle tartarughe nella biodiversità marina.
I rischi per la salute umana e le preoccupazioni legate all’ambiente
Il divieto è applicato, inoltre, anche per ragioni sanitarie, data la potenziale contaminazione da batteri, virus, parassiti e metalli pesanti come il mercurio che possono essere presenti nelle tartarughe marine.
Tali rischi, abbinati, in sostanza, al ruolo importante che svolgono le tartarughe, sul piano ecologico, sottolineano l’importanza dell’attuazioni di rigide regolamentazioni al fine di proteggere sia la salute umana, che la biodiversità marina.