In questo dolce vengono sostituite le mandorle agli amaretti per mantenere il classico sapore amarognolo. Nonostante la mancanza di uova la consistenza resta comunque molto morbida.
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Di origine piemontese, per la precisione delle Langhe(colline vicino Alessandria), è ottimo da servire come coronamento di un lauto pasto, magari sulla tavola imbandita in occasione di una festa, ricorrenza o per le prossime festività natalizie.
Ricetta : Piemontese. Tempi di realizzazione 30 M+2 ore in frigorifero Difficoltà della ricetta : Media
Tritate 50 gr di mandorle con un macina caffè fino a ridurle in polvere (no a velo).
In un pentolino dai bordi alti versate la farina, il cacao, lo zucchero e la polvere di mandorle appena realizzata col tritatutto o il macina caffè.
Mettere sul fuoco a fiamma molto bassa e aggiungete lentamente il latte, mescolando con un cucchiaio di legno sempre nello stesso verso evitando che si formino grumi. Portate a ebollizione continuando a mescolare e fate bollire 5 minuti girando sempre il composto per evitare che si attacchi al fondo del pentolino. Togliete dal fuoco e versate 4 coppette di vetro.
Lasciate raffreddare 30 minuti a temperatura ambiente e poi ancora 1H.30minuti in frigorifero.
Tritate grossolanamente le mandorle rimaste, riducendole a pezzetti , ma non in polvere.
Prima di servire irrorate con 1 cucchiaio di amaretto di Saronno e cospargete del trito di mandorla su un singolo budino, ripetere la seguente azione con gli altri 3 budini.
Servire fresco o a temperatura ambiente in base ai propri gusti personali.
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Il termine bonèt in dialetto piemontese significa berretto, e secondo la tradizione, il dolce ne ha preso il nome poiché si usava servirlo a fine pasto, come cappello a tutto ciò che si è mangiato.