Carducci grande appassionato si queste terre le defini con un Aforisma “Così benedetta da Dio di bellezza di varietà di ubertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che arridono. “, a aveva ragione terra uniche per il verde e per i boghi come diamanti incastonati nella campagna marchigiana.
Con oltre 1500 strutture ricettive tra alberghi, ostelli, agriturismi soddisferà ogni vostra richiesta dalla più inconsueta alla più esigente ed ogni tipo di vacanza che abbiate in mente.
Cingoli Il “Balcone delle Marche”
Imboccando il primo vicolo a man destra non appena varcata Porta Piana, all’ombra e nel silenzio del fronteggiarsi delle mura cittadini con facciate ormai dismesse di antiche abitazioni si apre all’improvviso un crocicchio dove leggenda vuole si dessero convegno da tempo immemore le streghe.
Di tale “evento” Donatello Stefanucci, volle rendere memoria con la realizzazione di tre tele una sola delle quali conservata nella Pinacoteca Comunale.
Cingoli: il “Balcone delle Marche”
L’omogeneità del tessuto urbano corrisponde a una forte coesione ambientale: l’abitato, la cui salubrità climatica è proverbiale ormai da cinque secoli, si inserisce armonicamente in un paesaggio dove l’opera dell’uomo e quella della natura si sono perfettamente integrate valorizzandosi a vicenda.
L’antica varietà dei colori caldi degli intonachi delle facciate degli edifici, che si susseguono ininterrottamente lungo l’arteria principale della città o si ergono isolati in qualche suggestiva piccola via secondaria, armoniosamente intercalata dall’austerità della pietra degli eleganti portali rinascimentali emanano una sensazione di calma e rara atemporalità. Una suggestiva atmosfera rafforzata dalla chiusura del centro alla circolazione automobilistica nelle ore pomeridiane e serali.
Il visitatore, anche il più assorto, è subito rapito, in modo quasi discreto, da angoli e scorci di grande impatto scenico ed emotivo che Cingoli rivela durante le diverse ore del giorno.
Centro e cuore della città è la PIAZZA VITTORIO EMANUELE II su cui si affacciano il MUNICIPIO e la CATTEDRALE
Frontino
Deriva da Castrum Frontini, di origine probabilmente romana. Nel VI secolo la rocca era utilizzata dai longobardi.
Da vedere
Il castello che ha respinto i Malatesta e vinto l’assalto di Giovanni delle Bande Nere è arroccato su uno sperone che domina la valle del Mutino. Alte mura, torri, stradine e piazzette lastricate di ciottoli del torrente Mutino, fiori e piante lungo le case a schiera, gatti tranquilli accolgono il visitatore. Il silenzio, rotto solo dallo stormire di querce secolari, e l’aria leggera di montagna disegnano il quadro di un paesaggio dell’anima, dove la realtà diventa quasi fantastica, richiamando immagini di Medioevo nella torre civica, sentinella del palazzo comunale, nel torrione che presidia le mura castellane, nel nobile e quattrocentesco palazzo Vandini (oggi adibito a struttura turistica) che, in realtà, indossa lo stile dell’Umanesimo e del Rinascimento.
Il convento di Monte Fiorentino risale per tradizione al suo fondatore San Francesco (1213). Una bolla papale del 1248 concede indulgenze ai fedeli, che contribuiscono al suo restauro. E’ uno dei conventi più grandi delle Marche, con ampi spazi interni e un grande parco. La sua struttura, posta su un verde poggio, ha subito nei corsi dei secoli restauri e ampliamenti, specialmente nel Seicento. Appartiene alla chiesa di Montefiorentino il meraviglioso Polittico del pittore veneziano Alvise Vivarini (1475), oggi esposto presso la Galleria Nazionale d’Arte di Urbino.
Il monastero di San Girolamo fu eretto nel 1500 da don Ghisello. Luogo suggestivo, circondato da querce secolari, il monastero è stato recentemente restaurato dal Comune, che ne è proprietario e l’ha adibito a turismo, con alloggi, ristorazione e sale convegni. E’ costituito da chiesa, convento e una dipendenza di servizio. La chiesa a unica navata contiene cantoria e organo.
GROTTAMMARE
Le notizie più antiche relative all’attuale abitato e alla denominazione di Grottammare risalgono ai primi anni del secolo XI, quando il castello è indicato con il nome di Grocte o Grupte e più tardi come Cripte o Grupte a mare; in documenti precedenti si legge, invece, il nome di Supportica o Subportica. Le due denominazioni non si riferiscono alla stessa località ma a due castelli confinanti, come è indicato in un documento del 1103: gli storici hanno identificato il castello di “Supportica” con l’area dell’attuale vecchio incasato e “Grotte” con la zona in cui si trovano i resti delle più antiche fortificazioni.
La settecentesca Chiesa di San Giovanni Battista si trova sulla piazza principale del Vecchio Incasato, Piazza Peretti, in cui spicca anche, sul lato destro, il Teatro dell’Arancio, risalente alla fine del Settecento e che ospita nella sua facciata la statua di Sisto V di Stefano Interlenghi.
Essendo Grottammare il paese natale di Sisto V, la chiesa di San Giovanni Battista ospita il Museo Sistino, nel quale sono esposti oggetti che testimoniano il felice rapporto tra il pontefice e la sua terra. Tra le più significative sono: il Calice di Sisto V e la Medaglia con effigie di Camilla Peretti. Nel Museo sono esposti anche due dipinti: un “San Sebastiano” e un “San Rocco”, opere di Vittore Crivelli (1440 – 1502).
Sul luogo dove il papa ebbe i natali il 13 dicembre 1521, Sisto V volle edificare la chiesa di S. Lucia. Progettata da Domenico Fontana, la chiesa è a pianta quadrata con croce greca inscritta e ospita ricchi altari, molte opere pittoriche e uno degli organi più preziosi della provincia di Ascoli Piceno, costruito nel 1752 da Francesco Fedeli della Rocchetta di Camerino.
Allo “scultore del vento”, Pericle Fazzini, è dedicato il Museo del Torrione le cui sale espositive sono ospitate nello scenario molto suggestivo del Torrione della Battaglia (sec. XVI).
Montefabbri Montefabbri, il borgo che lascia di stucco
La prima cosa che colpisce è la visione d’insieme: questo borgo sembra cambiato ben poco dal 1400. II suo impianto urbanistico medievale in posizione sopraelevata conferisce al piccolo nucleo abitato un suggestivo colpo d’occhio. Merito (si fa per dire) della mancanza di risorse, se questo castello equidistante da Pesaro e Urbino non è stato manomesso, conservando nel tempo gli antichi caratteri. Dopo secoli costellati di miseria e privazioni, quando le uniche fonti di reddito erano l’agricoltura e la fornace, gli abitanti ora scoprono di avere in mano un tesoro. E infatti nessuno se ne va o vende casa. Neanche al Comune che vorrebbe creare uno spazio aggregativo. I residenti si tengono ben strette le loro piccole e vecchie casette, che conservano ancora i segni della povertà originaria, ma tant’è: tutto intorno ci sono solo colline, campagne e silenzio. I camion non passano sotto lo stretto arco d’ingresso e la sveglia non esiste, sostituita dal canto degli uccelli. Frenesia è una parola sconosciuta e le giornate lavorative si allungano o si accorciano seguendo il ritmo delle stagioni.
Offagna Offagna “Borgo Medievale”
Notevole esempio di architettura militare del periodo a cavallo tra il Medioevo e il Rinascimento.
E´ un edificio pressoché quadrangolare con mastio eccentrico e poggia su una rupe tufacea che ne aumenta moltissimo il potere difensivo. Vista la posizione strategica non era necessaria la presenza di alcun fossato; d´altra parte gli ingressi si trovavano a notevole altezza rispetto al terreno, per cui, una volta ritirati i due ponti levatoi di accesso, la rocca rimaneva perfettamente isolata.
L´edificio è costruito in una solida cinta di mura spesse, dove corrono il camminamento di ronda principale e quelli suppletivi che consentivano rapido accesso alle cannoniere. Attualmente si accede all´interno da un ingresso ricavato sventrando una delle cinquanta troniere presenti nel castello e si entra in una vasta galleria con volta a sesto acuto.
San Ginesio il mimo che danza sulla terrazza delle Marche
Sorge nella piazza principale il gioiello di San Ginesio. è la chiesa Collegiata, che si presenta con la facciata suddivisa in due parti, di cui l´inferiore è più antica e comprende il magnifico portale (sec. XI) in travertino, con archi concentrici a tutto sesto che continuano lo stesso ritmo architettonico delle colonnine e dei pilastrini.
Incastonata in una formella nell´angolo destro del portale vi è la rozza figura del santo istrione, forse longobarda. Fra i capitelli delle colonnine del portale fanno capolino a destra, il volto di Ginesio e a sinistra la mano dell´Eterno che sorregge la Sphaera Mundi, il globo della terra.
La parte superiore della facciata è un vero ricamo in cotto: suddivisa in cinque prospetti di uguale larghezza ma di differente altezza, fu costruita da un maestro tedesco nel 1421, durante le ultime fioriture del gotico che s´innesta sulla tradizione romanica. Accanto alla facciata è la torre civica romanica con cuspide a bulbo ricostruita nel XVII sec.
Nel silenzio delle sue navate la maestosa chiesa ha accolto testimonianze di ogni epoca e stile. Il Crocefisso ligneo è quello portato dai 300 esuli nel 1450 durante il loro ritorno a San Ginesio.
Treia
Mura turrite che evocano il Duecento, ma anche tanti palazzi neoclassici che fanno di Treia un borgo, anzi una cittadina, rigorosa ed elegante, arroccata su un colle ma razionale nella struttura. L’incanto si dispiega già nella scenografica piazza della Repubblica, che accoglie il visitatore con una bianca balaustra a ferro di cavallo e le nobili geometrie su cui si accende il colore del mattone. E questo ocra presente in tutte le sfumature, dentro il mare di verde del morbido paesaggio marchigiano, è un po’ la cifra del luogo. La piazza è incorniciata su tre lati dalla palazzina dell´Accademia Georgica, opera del Valadier, dal Palazzo Comunale (XVI-XVII sec.) che ospita il Museo Civico e dalla Cattedrale (XVIII sec.), uno dei maggiori edifici religiosi della regione. Dedicata alla SS. Annunziata, è stata costruita su disegno di Andrea Vici, discepolo del Vanvitelli, e custodisce diverse opere d’arte tra cui una pala di Giacomo da Recanati. Sotto la panoramica piazza s’innalza il muro di cinta dell’arena, inaugurata nel 1818 e poi dedicata al giocatore di pallone Carlo Didimi.
Visso la perla dei Sibillini
Visso è un incantevole centro montano delle Marche al confine con l’Umbria. La “perla” dei monti Sibillini (è sede del Parco Nazionale) vanta un passato ricco di storia: le imponenti mura, i balconcini medievali, le case, le torri, i palazzi gentilizi rinascimentali, i portali in pietra arricchiti da motti latini e stemmi di famiglia, costituiscono un insieme armonioso e grandioso, se messo in relazione alla limitata estensione del centro storico.
Le meraviglie in così poco spazio sono tali, che è impossibile non concordare con il grande storico dell’arte André Chastel, quando dice che “nella costruzione scenografica delle piazze e delle città il genio italico non ha avuto rivali”. Basti vedere, a Visso, la piazza dei Martiri Vissani, dove tutto è compostezza, luminosità, armonia di linee: pura bellezza.