All’interno dei borghi vengono organizzate iniziative di vario genere come festival, mostre, fiere, conferenze e concerti che esprimono il patrimonio artistico e architettonico, quello culturale e tradizionale, storico, eno-gastronomico e dialettale, coinvolgendo gli abitanti e le istanze locali, i comuni, le scuole, le associazioni culturali, i poeti e i musicisti locali.
Ad oggi il Trentino vanta ben 4 località riconosciute tra I Borghi più belli d’Italia. Peccato non passarci…
Canale di Tenno
Un agglomerato rurale di origine medievale (se ne ha notizia dal 1211) sopravvissuto quasi intatto nella sua struttura fino ai giorni nostri. Il borgo si fa apprezzare per la caratteristica architettura fatta di “vòlti” a botte, sottopassi, vicoletti, ballatoi affumicati dal tempo. Stretti vicoli in salita, ampi androni, vecchie legnaie, piazzette inattese, cortiletti e porticati fanno da scenografia al suggestivo Mercatino di Natale che ogni anno attira moli visitatori.
Il borgo vanta della produzione di un ottimo Olio extravergine del Garda, oltre a vino (tra cui Schiava Lorè da uve bianche Chardonnay e il Merlot delle microzone di Tenno), grappa, miele e marroni.
In cucina si fa riconoscere per la carne salada (carne di manzo di prima scelta condita con spezie, servita cruda o cotta) accompagnata dai “fasoi”, e “polenta e peverada”
Rango
Immerso in un silenzio quasi sacrale, rustico e compatto, scolpito nella montagna, è il gioiello dell’altopiano del Bleggio e della Val Giudicarie, che domina fiera dall’alto.
Con le sue antiche dimore addossate le une alle altre e collegate da portici, androni e corti interne, sembra un abitato fortificato, perfettamente conservato nella sua architettura tradizionale che ha pochi eguali in Trentino. Questo magico pugno di case rurali parla ancora di un passato popolato di pellegrini, pastori, mercanti e viaggiatori solitari che qui usavano sostare e riposare. Da non perdere nella piazza centrale la grande fontana in granito, di forma quadrata, un tempo abbeveratoio delle greggi.
Oggi gli antichi vòlti si aprono ai visitatori in occasione dei Mercatini di Natale.
La vallata – compresa nella “Strada del Vino e dei Sapori dal Lago di Garda alle Dolomiti di Brenta” – vanta delle rinomate noci del Bleggio, coltivate sull’altipiano fin da metà ’500 e acquistabili ancora dai contadini locali.
San Lorenzo in Banale
Disteso su una soleggiata terrazza verde affacciata sulla valle e sorvegliato alle spalle dalle Dolomiti di Brenta, San Lorenzo è un antico borgo contadino nato dalla fusione di sette Ville: Berghi, Pergnano, Senaso, Dolaso, Prato, Prusa e Glolo. Posto all’imbocco della splendida Val d’Ambièz, il borgo è la porta di accesso al Parco Naturale Adamello Brenta.
Di pura necessità si trattò quando nella seconda metà dell’Ottocento, in un clima di grandi ristrettezze, in questo borgo si inventarono la ciuìga, un singolare salame con le rape confezionato secondo tradizione solo ed esclusivamente a San Lorenzo in Banale. Riscattato il suo passato di povertà, la ciuìga è oggi una vera prelibatezza, unica e inimitata, diventata persino presidio Slow Food ed ogni autunno è protagonista dell’attesissima Sagra della Ciuìga.
Mezzano
Sorge ai piedi delle famose “Pale di San Martino”, nelle Dolomiti orientali. E’ definito un paesino rurale perché gli abitanti tendono tutt’oggi a salvaguardare l’ambiente che li circonda in modo da preservarne le risorse naturali. Una delle importanti caratteristiche di questo paese è la presenza di numerosi orti che costituiscono il cuore verde di Mezzano – infatti se ne possono contare circa 400 – oltre alla presenza di cinque fontane nel centro storico, che nel passato venivano costantemente mantenute dal fontanaro.
Questa splendida cornice fa da salotto a poeti, scrittori, storici, filosofi, musicisti che lungo tutto il periodo estivo danno vita all’evento Mezzano Romantica.
Egna
Sono i portici a rendere pittoresca – per usare un termine preromantico – l’antica città-mercato di Egna. Le abitazioni, allineate lungo la strada che fungeva, appunto, da mercato, sono dotate di portici, sotto i quali si svolgevano, e si svolgono tuttora, le attività commerciali e sociali. Arcate con volte a tutto sesto e ad arco acuto si susseguono, rivelando i mutamenti architettonici nel tempo. Lungo la via principale correva il Ritsch, un canale di scolo ricavato in blocchi di marmo bianco, nel quale defluivano le acque del Rio Trodena e quelle di sgrondo dei portici.
L´antica strada-mercato – i Portici inferiori – è caratterizzata dalle cosiddette «case a sala» (Saalhäuser), la cui facciata principale è porticata e rivolta verso la strada, mentre il cortile è retrostante e con costruzioni adibite al lavoro agricolo e commerciale e ai magazzini. Queste abitazioni sono spesso provviste di Erker, una specie di balcone chiuso che sporge dalla facciata per uno o più piani.
La centrale via Andreas Hofer, che incrocia la via dei Portici (Laubengasse), deve il suo nome al patriota altoatesino che nel 1809 guidò la sollevazione del Tirolo contro le truppe napoleoniche, e che a Egna fu rinchiuso in prigione prima di essere trasferito a Mantova per essere fucilato.
Vipiteno
Vipiteno borgo altoatesino o come dicono sa queste parti del sud-tirolo di 6.575 abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige. La città fa parte del circuito de I borghi più belli d’Italia.
Il nucleo abitato si è sviluppato lungo la strada del Brennero, la via di comunicazione più importante tra Italia e Germania. Nonostante la crescita di nuovi quartieri, l´impianto urbanistico è rimasto pressoché inalterato dalla fine del XIII secolo, quando Sterzing fu elevata al rango di città, anche se della cinta muraria permangono solo brevi tratti.
La cittadina è divisa dalla torre civica (detta anche “delle Dodici”) in due nuclei, Città Vecchia e Città Nuova, allineati lungo la via principale (Reichstrasse) con negozi e alberghi al posto delle antiche botteghe artigiane e delle locande.
Con le case coronate di merli e gli eleganti bovindi (Erker) che vi si affacciano, la Reichstrasse sembra una lunga sala da festeggiamenti. La Torre delle Dodici, eretta nel 1469 e terminata con l´orologio e la meridiana nel 1473, al tempo in cui vi era la cinta muraria fungeva da porta della città.
Festival Storico ‘”Sterzinger Osterspiele”
Nelle tre settimane prima di Pasqua, dal 14 marzo al 5 aprile, il Kuratorium Vigil Raber presenta il festival storico 2015.
Glorenza
Glurnis, o Glurns, sorta in una zona paludosa, ha dal 1163 un nome d´origine pre-romana o reto-romana (i Reti erano la popolazione autoctona, poi sottomessa dai Romani) che significa “ischia delle avellane”, ovvero “golena degli ontani” o “dei noccioli”
Con i suoi 885 abitanti, Glorenza è una delle più piccole città d´Europa.
Le mura, unica fortificazione cittadina intatta in tutto l´Alto Adige, racchiudono un assetto urbano di cui è ben visibile l´origine medievale, anche se a predominare sono le forme architettoniche del XVI sec.
Dopo la distruzione seguita alla battaglia di Calven (1499), l´architetto militare Jörg Kölderer presentò all´imperatore Massimiliano un progetto di ampliamento della cinta muraria con porte e torrioni semicircolari che richiese lunghi anni di lavori, conclusi solo verso il 1580. Le mura quali ci si presentano oggi, con il cammino di ronda e le 350 feritoie, le sette torri con le cuspidi, le tre porte con le guide e i battenti originali, conferiscono alla cittadina un aspetto tardomedievale.
La Porta di Tubre, eretta probabilmente per uso abitativo, dopo la costruzione delle nuove mura fu utilizzata come porta d´accesso.
L´ex Tribunale fu fatto costruire intorno al 1510 dal titolare della giurisdizione Jörg von Liechtenstein (nella parrocchiale c´è la sua pietra tombale) nel giardino a ovest della torre Flurin.