L’autunno le giornate che diminuiscono tempo di raccolta delle uve dai vitigni. Lo schioppettare dei carboni ardenti, odore di caldarroste, che negli angoli di strada gli ambulanti vendono ai passanti, le foglie che dai rami si adagiano sull’asfalto lucente con le prime piogge autunnali.
Lentamente e giorno dopo giorno arriva l’estate di San Martino , si iniziano ad aprire le botti, nelle sagre e feste paesane la gente gusta il vino novello di quest’ anno, che sta volgendo al termine .
Supermercati pieni, cassiere alla cassa che prima di pagare ti chiedono: “La vuoi una bottiglia di Vino Novello per 1 €?”.
Castagne a 3 euro al sacchetto, vino novello a 1 euro. Che cosa mi sfugge e perché si vende il vino d’annata un mese dopo la vendemmia?
I vini “Novelli” sono una tradizione che abbraccia tutta l’Italia e che vengono prodotti dagli anni ‘70 grazie alla promozione da parte dei Marchesi Antinori ottenendo un disciplinare di produzione definito nel Luglio 1999 e aggiornato nell’Agosto 2012. Il disciplinare dice che i vini devono avere una designazione DOP e IGP e sono consentiti in Italia più di 60 varietà vinificate con il metodo della macerazione carbonica per il 40% del totale delle uve mentre il restante 60% può essere vinificato con tecniche tradizionali. Inoltre il periodo di vinificazione non può essere inferiore ai 10 giorni e il limite massimo di zuccheri riduttori residui è di 10 g/l.
Le uve privilegiate sono spesso a bacca rossa e le preferite sono:
La tradizione vuole che le bottiglie di Vino Novello vengano stappate a San Martino (11 Novembre) quando i viticoltori fanno il bilancio dell’annata appena conclusa e festeggiano o annegano i dispiaceri nell’inebriante e frizzante alcolicità che il vino regala.
La tradizione del Novello sembra però essere in discesa libera, per colpa di scelte in cantina legate alla costosa tecnica della macerazione carbonica e alla sua limitata conservabilità, che ne consiglia il consumo nell’arco di 6 mesi. Per scelte commerciali inoltre, i viticoltori scelgono di usare gli stessi vitigni per produrre vini ugualmente giovani ma che non rappresentano problemi di duratura. Ecco quindi che dalle 17 milioni di bottiglie prodotte dieci anni fa si è scesi progressivamente fino a 2 milioni di bottiglie attuali. Non c’è da stupirsi quindi se questa tradizione fa parte di un’altra generazione di consumatori, scadendo persino in promozioni low cost sugli scaffali del supermercato.
C’è una nazione però che, al contrario dell’Italia, ha iniziato a produrre i vini “Novelli” o “Nouveau” come li chiamano loro per superare una stasi di mercato e per cercare di valorizzare le meno pregiate uve della Borgogna meridionale ,finendo per creare una vera e propria tradizione che annualmente coinvolge tutta la Francia con picchi di vendita all’Estero (Giappone in primis. A differenza dell’Italia, il giorno dove il vino viene rilasciato sul mercato è il terzo giovedì di Novembre, dove le piccole cittadine della regione del Beaujolais da Lione a Macon si accendono a festa. Non mancano gli eventi che sono più di 120 organizzati per questo momento entrato nella tradizione e nelle vene dei nostri cugini d’oltralpe.
La mezzanotte prima del rilascio le strade della cittadina di Villefranche e la città di Lione offrono concerti con musica dal vivo e spettacoli con fuochi d’artificio seguiti da degustazioni notturne del nuovo vino novello appena rilasciato. Anche la capitale francese riecheggia in lontananza con eventi EnoGastronomici mentre i francesi e i turisti alzano i calici colmi di vino rosso urlando e cantano: “Le Beaujolais Nouveau est arriveé!”.
Proviamo a conoscere da vicino questo vino in un paio di settimane riempirà la felicità dei francesi. Il vitigno utilizzato, a differenza delle molte varietà italiane è solo uno, il Gamay. Il pensiero medio comune vuole che il termine Beaujolais Nouveau sia solamente utilizzato per indicare il vino novello francese ma in realtà le uve Gamay danno dei vini molto più complessi e strutturati della matricola “Nouveau”. I vini Beaujolais non posseggono una elevata quantità tannica e la loro acidità è piuttosto elevata sostenute da una spalla alcolica media. Ecco perché normalmente i vini a base Gamay sono consumati preferibilmente in un paio di anni e raramente giovano di un affinamento in botte.
La longevità dei vini Beaujolais Nouveau è ancora più ridotta ma i sentori e profumi di queste bottiglia di poca vita sono tra le più particolari sul mercato. Se alla vista il colore del Beaujolais Nouveau è di una media intensità porpora, al naso esplode un bouquet di violetta, rosa, sentori di lampone e per finire banana, gomma da masticare, acetone e mora. Al palato la persistenza delle sensazioni olfattive si ritrova sulla nostra lingua con la stessa esplosione di quella trovata nel naso, riempendo la bocca di una vellutata struttura e leggera alcolicità.
Tutti questi sentori sono figli di una tecnica di vinificazione particolare che è tipica della zona del Beaujolais ma anche in alcune zone della Spagna e Italia. La macerazione carbonica non prevede la pigiatura dell’uva e i grappoli interi vengono messi in una vasca colma di anidride carbonica e azoto lasciati per un periodo di tempo a macerare per un periodo di tempo che da dai 5 ai 10 giorni. All’interno della vasca di fermentazione i succhi prodotti dallo schiacciamento dei grappoli iniziano a fermentare, producendo anidride carbonica e alzando la temperatura a 30°. A questa temperatura all’interno di ogni singolo acini avviene la fermentazione intracellulare dovuta all’assenza di ossigeno che produce una notevole quantità di glicerina molto più presente delle fermentazioni alcoliche tradizionali.
Altra caratteristica importante è quella della formazione di alcuni aromi secondari molto più particolari come il cinnamato di etile che dona il caratteristico profumo di lampone e fragola. Lo schiacciamento dell’uva sotto il suo peso facilitato dall’indebolimento della buccia, libera gradualmente il liquido che verrà raccolto nel serbatoio sottostante la vasca di fermentazione. I processi di vinificazione tradizionali e per macerazione carbonica vengono affrontati approfonditamente nel Corso Sommelier Verona.
Il vino che si otterrà, il Beaujolais Nouveau, verrà offerto sul mercato il terzo giovedì di Novembre con un potenziale produttivo di 90 milioni di bottiglie, grandi numeri se si pensa che il vino viene consumato e pagato nel giro di pochi mesi.
Sembra strano che un paese come l’Italia stia perdendo questa tradizione così di successo, visto che anche da noi il buon vino non manca. Forse ancora una volta dovremo imparare qualcosa da chi, meglio di noi, sa valorizzare un prodotto del proprio territorio creando fermento. La rivoluzione del vino inizia anche dal recupero delle tradizioni partendo proprio da queste per creare trend e novità (i vini naturali per esempio), arriverà il giorno in cui tra le strade d’Italia si alzeranno i calici brindando a suon di “Il Novello è arrivato!”?
Buona degustazione a tutti e non dimenticate di leggere le nostre deliziose ricette con cui accompagnare il buon vino novello.