Avete mai sentito parlare della storia delle streghe di Benevento, le cosiddette Janare? Temute e malefiche come quelle di Salem, le streghe di Benevento erano creature demoniache che, nelle notti spaventose di luna piena, si riunivano per praticare i sabba intorno ad un enorme albero (il famoso Noce di San Barbato vicino al fiume Sabato) . In realtà si trattava di levatrici e donne esperte di erbe medicinali e divinazione. Matteuccia da Todi e Mariana di San Sisto sono solo alcune delle migliaia di streghe beneventane che furono bruciate sul rogo. Siete curiosi di saperne di più?
Chi erano le Janare e perché erano chiamate così?
Nel linguaggio comune ancora oggi è utilizzato il termine janara per indicare una donna fuori controllo simile ad una strega. Con il nome di Janare nei tempi antichi si indicavano le streghe di Benevento.
Secondo gli studiosi, il nome deriva dal latino dianara che significa una sacerdotessa dedita al culto della dea Diana oppure da ianua che letteralmente significa porta. Le streghe infatti erano solite intrufolarsi in casa passando sotto la porta e per questo era abitudine degli abitanti di Benevento cospargere la porta con il sale o mettere davanti una scopa. La strega costretta a contare i granelli o i fili della scopa non entrava in casa.
Secondo la credenza popolare, di giorno erano donne comuni, ma di notte mutavano d’aspetto diventando esseri orripilanti e spaventosi. Potevano volare a bordo delle scope e si spostavano a bordo delle giumente alle quali come marchio del loro passaggio lasciavano trecce nella criniera.
A differenze delle streghe di Salem, le Janare erano solitarie e scontrose. Le loro vittime predilette erano i bambini. Erano solite colpire le famiglie provocando infertilità e aborti.
La caccia alle streghe di Benevento
Non esisteva una solo tipologia di strega o di janara, ma diverse sottocategorie. C’era la zucculara che era zoppa e con il rumore dei suoi zoccoli di notte terrorizzava gli abitanti, ma c’era anche la manolonga una donna morta cadendo giù in pozzo e che trascinava nel pozzo tutti i poveri malcapitati.
Secondo Pietro Piperno, autore del libro Della superstitiosa noce di Benevento (1639), la stregoneria a Benevento risale al VII secolo d.C, anche se la caccia alle streghe in tutta Europa dilagò a partire dal XVI secolo.
La prima strega beneventana di cui abbiamo notizia si chiamava Matteuccia da Todi, originaria di Ripabianca e bruciata sul rogo nel 1428. Riferì la formula magica per volare e la ricetta dell’ungento, ma soprattutto ammise di essere una strega e di praticare i sabba al noce di Benevento in onore di Lucifero.
Altre famose streghe o meglio janare bruciate sul rogo furono Bellezza Orsini, Faustina Orsi e Mariana di San Sisto. Tutte, sotto tortura nei loro racconti parlarano dei sabba, del noce di Benevento e dell’unguento per volare sulla scopa.