La polenta è uno dei piatti più famosi della cucina italiana. Diffusa da Nord a Sud della penisola, ogni regione ha la sua ricetta del cuore. Non c’è nulla di meglio di questo piatto in una fredda e piovosa giornata d’inverno. La sua bontà e la sua preparazione richiamano subito alla mente l’immagine del focolaio domestico. Siete curiosi di sapere quanto è nato questo piatto e quanti modi diversi di cucinarla esistono? Scopriamolo insieme.
Le origini di questo piatto
Secondo la credenza popolare, la polenta è un piatto che risale agli antichi Romani. Del resto lo stesso Apicio nel suo ricettario indicava con il nome di puls un piatto a base di acqua e semola di cereali. In realtà la polenta gialla, quella che tutti noi conosciamo e mangiamo, è nata solo quattrocento anni fa con l’arrivo dei primi semi di gianturco dall’America alla Val Camonica, dove sono registrate le prime coltivazioni. Nel corso dei secoli successivi questo alimento divenne la principale fonte di sostentamento dei popoli delle Alpi e degli Appennini.
Secondo la tradizione andrebbe cucinata sul fuoco di un caminetto o di una stufa, usando un paiolo di rame e un grosso utensile per girare. In realtà ogni regione o meglio ogni zona d’Italia interpreta diversamente la ricetta.
Quanti modi diversi di cucinare la polenta esistono?
La prima precisazione da fare è che non è detto che questo piatto si prepara solo ed esclusivamente con il gianturco, come accedeva già all’epoca dei Romani. In Sardegna ad esempio si cucina il purenta o farru, fatta di farina d’orzo, brodo di manzo e menta. Sugli Appennini, invece, poiché in passato era difficile da reperire il gianturco, si è diffusa la polenta fatta con farina di castagne, saporita e nutriente.
La polenta taragna è diffusa invece tra le Alpi della Valtellina. Viene fatta con burro e formaggio e mangiata con coniglio, volatili, salsiccia e funghi. Poco conosciuta è invece la polenta cropa, tipica della Val d’Arigna, fatta con farina di grano saraceno e farina gialla, cucinata nella panna con aggiunta di formaggio di malga e patate schiacciate.
In terra lombarda questa specialità viene cucinata usando solo farina gialla bramata (quella a grana grossa). Esiste anche una versione “pasticciata”, tipica di Milano, cotta al forno e che prevede l’aggiunta di salsiccia, pomodoro e funghi. A Varese invece la polenta si mangia con straccetti di manzo (bruscitt), vino rosso ed erbe aromatiche, mentre a Como viene mangiata con pesci chiamati missoltini. Anche a Venezia e Trieste la polenta (di mais bianco però) si abbina al pesce. C’è anche la versione con seppia. C’è anche la versione della polenta con picula ad caval ossia con carne o meglio stracotto di cavallo e peperoni in Umbria, mentre in Trentino c’è la polenta carbonera con crusca. A Napoli infine si mangia nella versione di scagliozzi, ossia fritta come street food.